”WIMBLEDON TROPPO FAVOREVOLE PER JANNIK SINNER” Ben Shelton ha accusato l’arbitro di essere di parte quando non ha utilizzato la tecnologia Hawk-Eye per controllare l’errore di servizio quando lo ha segnalato all’arbitro. Jannik Sinner si è infortunato ma ha comunque rilasciato prove per scagionare immediatamente il suo nome, lasciando Ben Shelton in silenzio.

A Wimbledon 2025 si è acceso un intenso dibattito riguardo un presunto favoritismo nei confronti di Jannik Sinner. L’episodio più discusso vede protagonista Ben Shelton, che ha attaccato duramente l’arbitro sostenendo che non sia stato utilizzato l’Hawk-Eye in un momento chiave: l’americano sosteneva di aver subito un errore di servizio non corretto, lamentando un evidente “doppiopesismo” nei confronti di Sinner. Tuttavia, il campione italiano—nonostante un infortunio che ha rischiato di compromettere la sua prestazione—ha prontamente presentato prove video per dimostrare che il punto era regolare, lasciando Shelton senza parole.

Per comprendere appieno la portata di questa vicenda, è importante considerare il contesto specifico di Wimbledon. Il torneo, da sempre associato a una tradizione di rigore e fair play, viene percepito come un palcoscenico in cui ogni minimo dettaglio arbitrale o tecnologico può influenzare l’andamento di un match. L’utilizzo dell’Hawk-Eye, lo strumento più affidabile di revisione elettronica, è ormai uno standard nei grandi eventi: tuttavia, Shelton si è detto convinto che la tecnologia non sia stata utilizzata in modo uniforme, e che in alcune circostanze — soprattutto nei match di alto profilo — gli arbitri possano essere riluttanti ad applicarla, forse per non interrompere la narrativa dello spettacolo sul campo.

Le accuse di Shelton hanno sollevato un coro di reazioni: c’è chi ha visto nella sua lamentele la delusione di un tennista alle prese con la frustrazione di un match perduto; chi, al contrario, ha sottolineato l’importanza della trasparenza nel ricorso alle tecnologie ufficiali. Soprattutto, tutti si sono chiesti: se davvero l’Hawk-Eye non è stato utilizzato, quale spiegazione può esserci?

In risposta, Sinner ha mostrato subito professionalità. Pur sofferente per un infortunio che avrebbe potuto condizionare l’esito del suo incontro, ha preferito evitare lo scontro verbale, consegnando invece all’arbitro la registrazione della telecamera automatica sulle linee di servizio. La riproduzione del filmato ha confermato l’assenza di alcuna irregolarità, dimostrando che il servizio era perfettamente valido. In questo modo Sinner non solo ha smentito le accuse di favoritismo, ma ha anche ribadito — con i fatti e non con le parole — l’immagine di sportivo serio e rispettoso delle regole.

Molti commentatori hanno apprezzato questa scelta, interpretandola come l’esempio di un campione che preferisce il rigore e la correttezza all’ostentazione mediatica. La svolta, insomma, non è avvenuta sul campo, né in tribunale: è avvenuta grazie all’evidenza oggettiva del video, capace di rovesciare in un attimo una narrazione potenzialmente devastante. Shelton si è ritrovato costretto al silenzio, neutralizzato non da un fallo arbitrale, ma da una prova irrefutabile.

Naturalmente, l’episodio non chiude il discorso sul bilanciamento tra tecnologia e arbitrato: resta aperta la questione di come e quando l’Hawk-Eye venga attivato e se sia davvero accessibile su richiesta. Anche Wimbledon, di fronte a simili accuse, potrebbe trovarsi nella condizione di dover rivedere i protocolli per rafforzare la fiducia dei giocatori e del pubblico. Ma al momento, la disputa appare vinta sul piano morale da Jannik Sinner, che ha mostrato di avere non solo talento tecnico, ma anche grande capacità di gestire le situazioni di pressione con lucidità e rispetto.

In conclusione, l’episodio di Wimbledon 2025 ha confermato la rilevanza delle tecnologie nel tennis moderno e ha messo in evidenza l’importanza di una gestione trasparente da parte di arbitri e organizzatori. Al tempo stesso, ha esaltato il profilo di un tennista come Sinner, capace di rispondere all’accusa infondata non con la polemica, ma con la prova, riaffermando la propria credibilità e rafforzando la propria immagine di campione completo, dentro e fuori dal campo.

 
 

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