ULTIM’ORA: Vincenzo Nibali ha commosso l’intera comunità di tifosi condividendo la toccante storia del suo amato figlio. Le lacrime della leggenda del ciclismo italiano hanno toccato il cuore di milioni di persone, mentre per la prima volta la verità sulla sua famiglia è stata rivelata 👇

Vincenzo Nibali non piange mai in pubblico.
Neppure quando vinse il Giro 2016 sotto il diluvio di Sant’Anna di Vinadio, neppure quando alzò la coppa al Tour 2014.
Ma ieri sera, durante la serata benefica “Pedaliamo per l’autismo” a Messina, lo Squalo ha pianto davanti a duemila persone.
Il motivo si chiama Gabriele, il secondogenito di Vincenzo e Rachele, sette anni appena compiuti.
Per la prima volta Nibali ha raccontato che Gabriele è nato con un disturbo dello spettro autistico di livello 1, diagnosticato a tre anni.
“Per tanto tempo abbiamo protetto la sua privacy e quella della nostra famiglia”, ha iniziato con la voce già incrinata.
“Abbiamo pensato che fosse la cosa giusta. Ma oggi Gabriele è felice e vogliamo che il mondo lo sappia”.
Gabriele era seduto in prima fila, con la maglietta della Fondazione Vincenzo Nibali e le cuffie antirumore azzurre.
Quando il papà ha pronunciato il suo nome, ha alzato la mano e ha sorriso. Il palazzetto è scoppiato in un applauso interminabile.
Nibali ha raccontato i primi segnali: Gabriele non parlava a due anni, evitava il contatto visivo, si arrabbiava per i rumori forti.
“Pensavamo fosse solo timido. Poi è arrivata la diagnosi e il mondo ci è crollato addosso”.
Ma subito dopo è arrivata la svolta.
Grazie a terapie precoci, logopedia, piscina e soprattutto tanto amore, Gabriele oggi frequenta la seconda elementare in una classe normale e parla tre lingue.
“Impara l’inglese guardando Peppa Pig e lo spagnolo con i cartoni di Dora”, ride Rachele dal palco, stringendo la mano del marito.
“È il bambino più curioso e affettuoso che conosca. L’autismo non lo definisce, è solo una parte di lui”.
Vincenzo ha confessato che proprio Gabriele è stato il motivo per cui ha deciso di ritirarsi nel 2022.
“Volevo essere presente. Volevo portarlo a scuola, accompagnarlo a terapia, leggere con lui ogni sera. Il ciclismo mi aveva dato tutto, ma la famiglia aveva bisogno di me”.
Durante il lockdown del 2020, mentre il mondo si fermava, Nibali trasformò il garage di casa in una piccola palestra sensoriale.
Luci colorate, altalene terapeutiche, sabbiera. Tutto per aiutare Gabriele a regolare le emozioni.
“Pedalavo sul rullo mentre lui giocava lì accanto. Mi diceva ‘papà vai forte’ e io andavo più forte davvero”.
Raccontandolo, la voce gli si è rotta di nuovo. Il pubblico era in silenzio, molti in lacrime.
La Fondazione Vincenzo Nibali, nata nel 2019, da ieri ha un nuovo obiettivo chiaro: finanziare borse di studio per terapie ABA destinate a famiglie con difficoltà economiche.
In poche ore sono stati raccolti 180.000 euro.
Anche gli ex rivali hanno voluto essere presenti.
Alberto Contador ha mandato un video: “Vincenzo, sei sempre stato un guerriero in corsa. Oggi lo sei ancora di più come padre”.
Chris Froome ha donato la sua maglia gialla del Tour 2013 per l’asta benefica.
Sul palco è salito anche il primogenito, Emma, undici anni, che ha preso il microfono con sicurezza incredibile.
“Il mio fratellino è speciale. Mi insegna ogni giorno che essere diversi è un superpotere”. Il palazzetto è esploso di nuovo.
Alla fine Vincenzo ha abbracciato entrambi i figli.
“Non sono mai stato così orgoglioso di essere padre. Gabriele ci ha insegnato che l’amore non ha bisogno di parole perfette, solo di cuori grandi”.
Prima di scendere dal palco ha aggiunto una frase che è già diventata virale:
“Ho vinto quattro Grandi Giri, ma la vittoria più bella è vedere mio figlio felice”.
In Sicilia stanotte nessuno ha dormito.
Le strade di Messina si sono riempite di luci blu, il colore dell’autismo.
E lo Squalo, per una volta, non ha nuotato da solo: ha portato con sé un intero popolo commosso.
Gabriele, con le sue cuffie azzurre e il sorriso più luminoso del mondo, ha ricordato a tutti che i veri campioni non sono solo quelli che tagliano per primi il traguardo.
A volte sono quelli che insegnano al mondo come si ama senza condizioni.