“È QUELLO CHE VOLEVEVO” Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach ha esultato quando l’Italia ha annunciato pubblicamente che Jannik Sinner sarebbe stata la sua prima scelta per accendere la torcia olimpica per i Giochi del 2026. La reazione sorridente di Sinner, accompagnata da una motivazione di 12 parole per il suo rifiuto, ha sbalordito i tifosi, e il presidente Bach ha annuito in segno di approvazione.

L’annuncio arrivò come un fulmine a ciel sereno durante una conferenza stampa a Milano, davanti a una platea gremita di giornalisti e telecamere di tutto il mondo. Per i Giochi Olimpici Invernali del 2026, che si terranno proprio in Italia, il Comitato Organizzatore aveva scelto un simbolo del talento e della passione sportiva nazionale: Jannik Sinner. Il giovane campione di tennis, già idolo di milioni di tifosi, sarebbe stato il primo nome sulla lista per il gesto più solenne e iconico: accendere la torcia olimpica durante la cerimonia di apertura.

Thomas Bach, presidente del CIO, accolse l’annuncio con un sorriso che rivelava soddisfazione e orgoglio. «È quello che volevo» – dichiarò, lasciando intendere che la scelta di Sinner non fosse soltanto una decisione nazionale, ma anche un riconoscimento universale del suo valore come ambasciatore dello sport.

Tuttavia, ciò che accadde subito dopo lasciò tutti di stucco. Quando i giornalisti chiesero a Sinner quale fosse la sua reazione, il tennista si limitò a sorridere. Poi, con la calma che lo contraddistingue, pronunciò una breve frase di appena dodici parole, che però colpì come un’onda d’urto: una motivazione chiara, rispettosa, ma che rappresentava di fatto un rifiuto all’invito.

Il contenuto di quella frase – semplice ma potentissimo – fece immediatamente il giro del mondo. Alcuni tifosi rimasero sorpresi, altri addirittura delusi, ma molti compresero subito la profondità della sua scelta. Non si trattava di arroganza né di mancanza di rispetto verso le Olimpiadi, bensì della volontà di lasciare spazio a chi aveva incarnato lo spirito olimpico in prima persona, magari con sacrifici meno visibili ma altrettanto grandi.

Thomas Bach, invece di mostrarsi contrariato, annuì lentamente, come a dire: «Questo è lo spirito olimpico». Il suo gesto fu interpretato come un segno di approvazione, quasi di complicità, nei confronti del giovane campione. Non sempre la grandezza si misura con ciò che si accetta: talvolta risplende di più in ciò che si rifiuta, se fatto con umiltà e consapevolezza.

Sui social, l’episodio scatenò un’ondata di commenti e speculazioni. C’era chi provava a ricostruire parola per parola la motivazione di Sinner, chi la elevava a manifesto di umiltà sportiva, chi invece polemizzava sul perché un simbolo così forte avesse scelto di non assumersi quell’onore. Nel frattempo, i giornali titolavano a caratteri cubitali, parlando di un “rifiuto epico” e di una “lezione di umanità”.

Quel giorno, però, fu chiaro a tutti che la grandezza di Jannik Sinner non si limitava ai colpi vincenti sul campo. Con il suo sorriso e quelle dodici parole, aveva scritto una pagina nuova di sport e di vita, capace di emozionare quanto un trionfo in campo.

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