“Non È Satira, È Livore”: Maria Luisa Hawkins Umilia la Littizzetto con Eleganza, la Lezione di Stile che Spiega Trump e Gela la Sinistra

“Non È Satira, È Livore”: Maria Luisa Hawkins Umilia la Littizzetto con Eleganza, la Lezione di Stile che Spiega Trump e Gela la Sinistra

 

Maria Luisa Rossi Hawkins ha DISTRUTTO (presumibilmente) Luciana  Littizzetto. 👏

 

Un terremoto mediatico ha scosso le fondamenta della televisione italiana, trasformando uno dei monologhi satirici più attesi del weekend in un caso nazionale. Quello che doveva essere un semplice duello verbale tra due figure di spicco del panorama mediatico, la comica Luciana Littizzetto e la giornalista Maria Luisa Rossi Hawkins, si è evoluto in qualcosa di molto più profondo: uno spartiacque culturale, un’analisi spietata della satira, del conformismo e del rispetto istituzionale. Una lezione di stile e di giornalismo che ha lasciato il pubblico diviso, ma indiscutibilmente scosso.

 

Tutto ha inizio con la consueta “letterina” di Luciana Littizzetto durante la trasmissione “Che tempo che fa”. Con la sua proverbiale ironia affilata, la comica ha preso di mira un complimento, all’apparenza innocuo, rivolto dall’ex presidente USA Donald Trump alla premier italiana Giorgia Meloni: “Beautiful Georgia”. Nelle mani della Littizzetto, la frase è diventata immediatamente l’arma per una satira pungente. L’interpretazione è stata univoca: un complimento volgare, superficiale, legato unicamente all’aspetto fisico. Un chiaro segno, secondo la comica, di un maschilismo radicato e inaccettabile, che riduce una leader politica al suo aspetto esteriore. Un monologo che ha acceso i social, come da copione.

 

Ma questa volta, il copione è stato strappato. A intervenire non è stato un politico di parte, ma una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano in materia di politica estera: Maria Luisa Rossi Hawkins. Con un curriculum che spazia dalla diplomazia internazionale a una profonda conoscenza della politica americana, la sua non è stata una replica, ma una vera e propria demolizione intellettuale, condotta con un’eleganza e una precisione chirurgiche.

 

La Hawkins ha smontato, pezzo per pezzo, l’intera impalcatura narrativa della Littizzetto, offrendo una prospettiva che ha ribaltato completamente la percezione dell’evento. La giornalista ha iniziato dalla base, dalla linguistica. Ha spiegato con pacatezza che, nel vocabolario politico di Donald Trump, l’aggettivo “beautiful” non ha affatto la connotazione superficiale e estetica che gli è stata attribuita. Al contrario. È un’espressione di profonda ammirazione e stima, un termine che Trump riserva a chi, ai suoi occhi, dimostra coraggio, forza e determinazione politica.

 

Non si trattava, quindi, di un apprezzamento volgare sulla bellezza fisica, ma di un potente riconoscimento del peso politico e della statura internazionale che, secondo Trump, la Premier italiana ha saputo conquistare. Per avvalorare la sua tesi, la Hawkins ha ricordato come l’ex presidente abbia usato termini simili per altri leader mondiali, tra cui Macron e persino Zelenski. In un istante, quello che la Littizzetto aveva dipinto come un attacco maschilista è stato trasformato nel suo esatto opposto: un inatteso e significativo elogio politico.

 

Ma la lezione della Hawkins non si è fermata alla filologia. È andata molto più a fondo, toccando il nervo scoperto del dibattito pubblico italiano: la polarizzazione ideologica. La giornalista ha sferrato un attacco diretto, accusando apertamente “una certa sinistra intellettuale” di un atteggiamento preconcetto. Secondo la sua analisi, questa fazione negherebbe ogni tipo di riconoscimento a Giorgia Meloni, a prescindere, persino quando l’apprezzamento proviene da figure internazionali di primo piano. L’obiettivo, ha suggerito, è quello di attaccare la Premier in ogni occasione, trasformando qualsiasi evento in un pretesto per la denigrazione.

 

È qui che la Hawkins ha introdotto la distinzione cruciale, quella che ha dato il titolo allo scontro: la differenza tra satira e “puro e semplice livore”. La satira, ha argomentato, è per sua natura uno strumento di critica intelligente, costruttiva, che pungola il potere. Il livore, invece, è un attacco personale, distruttivo, fine a sé stesso. L’intervento della Littizzetto, secondo la Hawkins, rientrerebbe pienamente in questa seconda categoria.

 

Maria Luisa Rossi-Hawkins - I (dis)equilibri internazionali del 2020_  pandemia, politica, potere

 

L’affondo più devastante, però, è arrivato sul piano della coerenza. Con un’ironia sottile ma letale, la giornalista ha messo in discussione l’autorità stessa della Littizzetto a parlare di maschilismo ed emancipazione. “È interessante”, ha notato la Hawkins, “che la comica, pur parlando di questi temi, reciti seduta sulla scrivania di un uomo che guadagna più di lei”. Un’immagine. Un singolo dettaglio che ha avuto un impatto deflagrante, suggerendo una contraddizione profonda tra le parole e i fatti. Il messaggio implicito è stato potentissimo: il maschilismo non si combatte con monologhi divertenti, ma con la coerenza delle proprie azioni. Se il comportamento non è allineato alle parole, si rischia di apparire, nel migliore dei casi, ipocriti.

 

Infine, Maria Luisa Rossi Hawkins ha elevato il dibattito da uno scontro personale a una riflessione istituzionale. Ha toccato il tema delicato del rispetto. Ha sostenuto che il vero sessismo, oggi, si manifesti nel “disprezzo sistematico” con cui Giorgia Meloni viene trattata. Un disprezzo che, secondo la giornalista, non deriva dalle sue politiche o dalle sue idee, ma dal fatto stesso di essere ciò che è: “una donna conservatrice, madre”, una figura che non appartiene a uno schema ideologico predefinito e che, per questo, una “parte del paese” non accetta. Una parte che, non potendo tollerare un’anomalia che governa, la deve ridicolizzare.

 

Qui si è toccato l’apice della critica. La Hawkins ha sostenuto con forza che ridicolizzare chi governa non è sempre un atto di libertà, specialmente “se lo si fa sempre e solo da una parte specifica dello spettro politico”. In quel caso, ha affermato, non si tratta più di pensiero critico, ma di “puro conformismo”, di un’adesione acritica a una linea di pensiero predefinita.

 

Maria Luisa Rossi-Hawkins - "Stop the Virus" gli Stati Uniti di Joe Biden e  il covid19 - YouTube

 

Il messaggio finale è stato un richiamo al senso di responsabilità nazionale. Si può, e si deve, criticare Giorgia Meloni. Si può non essere d’accordo con le sue politiche. Ma, ha concluso la Hawkins, “non si può e non si deve ridicolizzare chi rappresenta l’Italia davanti al mondo”. Perché in quel momento, l’offesa non è più alla persona, ma al proprio paese, alla sua immagine e alla sua dignità internazionale.

 

L’intervento di Maria Luisa Rossi Hawkins è stato descritto come una voce fuori dal coro in un panorama mediatico dominato dalla faziosità. Non è stata solo una difesa della Meloni, ma una difesa del giornalismo basato sui fatti, della contestualizzazione e del rispetto. Ha trasformato uno scontro televisivo in un’acuta analisi sociologica di un paese spaccato, dove persino la risata è diventata un’arma politica. Una lezione di stile e di sostanza che, senza dubbio, Luciana Littizzetto non dimenticherà facilmente.

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