questo articolo affronta eventi storici che coinvolgono collaborazionismo, persecuzione e Olocausto, il che potrebbe risultare angosciante. Il suo scopo è quello di sensibilizzare sulla complessità della sopravvivenza sotto occupazione e sull’importanza dei diritti umani, incoraggiando la riflessione sui pericoli della discriminazione e sulle scelte morali in tempi di crisi.
Stella Goldschlag (1922–1994), nota come la “Bionda Veleno”, era una donna ebrea della Berlino nazista che collaborò con la Gestapo, denunciando migliaia di altri ebrei per evitare la deportazione. Nata nella Repubblica di Weimar, la sua vita si sgretolò con l’ascesa di Hitler, portandola a nascondersi, essere catturata e tradita. Le sue azioni, guidate dalla paura e dall’istinto di autoconservazione, la resero una figura controversa nella storia dell’Olocausto.
Questa analisi, basata su fonti verificate come Wikipedia e i resoconti dei sopravvissuti del Museo Ebraico di Berlino, offre una panoramica oggettiva della vita di Goldschlag, delle pressioni dell’occupazione e della sua eredità, stimolando il dibattito sui dilemmi etici e sui pericoli della sopravvivenza a ogni costo.

Primi anni di vita a Weimar, Berlino
Stella Goldschlag nacque il 10 luglio 1922 a Berlino, durante la Repubblica di Weimar (1918-1933), l’interludio democratico della Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Figlia di genitori ebrei della classe media, crebbe in un vivace ambiente culturale. Il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler divenne Cancelliere, dando inizio a politiche antisemite. La legge per il ripristino della pubblica amministrazione professionale dell’aprile 1933 licenziò i professionisti ebrei, con conseguenze negative per la famiglia e la comunità di Stella.
Nonostante le restrizioni, Stella si dedicò all’arte, iscrivendosi a una scuola di disegno di moda alla fine degli anni ’30. Lavorò come modella nuda per due anni e cantò in una jazz band ebraica, trovando brevemente piacere nella musica. Nell’autunno del 1941, sposò il leader della band Manfred Kübler, un altro artista, offrendole un barlume di normalità in mezzo alle crescenti persecuzioni.
Seconda guerra mondiale e crescente persecuzione

La Seconda Guerra Mondiale iniziò il 1° settembre 1939 con l’invasione tedesca della Polonia. Nel settembre del 1941, gli ebrei come Stella furono costretti a indossare la Stella di David gialla e interdetti dagli spazi pubblici. Quell’anno, Stella fu arruolata nelle industrie belliche, prima alla Siemens, che produceva motori elettrici, poi in una fabbrica di munizioni: una protezione temporanea dalla deportazione.
Il 27 febbraio 1943, durante la retata della “Fabrikaktion” degli ebrei impiegati nelle fabbriche di Berlino, Stella e sua madre si nascosero in un rifugio, fuggendo da una porta sul retro. I loro capelli biondi e l’aspetto ariano favorirono la fuga, sfruttando gli stereotipi nazisti. Tragicamente, Manfred fu arrestato, deportato ad Auschwitz e non fece mai ritorno, lasciando Stella vedova a 20 anni.
Nascondersi e tradire
La Fabrikaktion deportò 1.700 ebrei berlinesi ad Auschwitz, ma Stella e i suoi genitori si diedero alla clandestinità, affidandosi a documenti falsi e a reti di simpatizzanti. La sopravvivenza era precaria; il tradimento da parte degli informatori era comune.
Nel marzo del 1943, la Gestapo arrestò i genitori di Stella. Per ottenere il loro rilascio, accettò di diventare una “acchiappa-ebrei”, denunciando gli ebrei nascosti in cambio di ricompense. Addestrata dall’agente della Gestapo Günther Calbe, usò il suo fascino e il suo aspetto per infiltrarsi negli ambienti, identificando oltre 3.000 ebrei – forse fino a 10.000 – e portandoli all’arresto e alla morte. Il suo soprannome “Bionda Veleno”, coniato dalla resistenza, rifletteva il suo fascino ingannevole.
La collaborazione di Stella nacque dalla disperazione; sosteneva di aver salvato i suoi genitori, ma nel 1944 furono deportati a Theresienstadt, dove perirono. Le sue azioni la tormentavano, un misto di istinto di sopravvivenza e collasso morale.
Cattura e eredità del dopoguerra
Liberata nel 1945, Stella non subì un processo immediato, ma visse nella Germania dell’Est, sposandosi due volte e avendo figli. Nel 1953, fu arrestata dalle autorità della Germania dell’Est per collaborazionismo, ma rilasciata per mancanza di prove. Morì nel 1994 e la sua storia è emersa attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e libri come ” Stella” di Peter Wyden .
Il caso di Goldschlag solleva interrogativi etici: vittima o carnefice? Storici come Peter Longerich la considerano una figura tragica dell’erosione morale dell’occupazione.
La discesa di Stella Goldschlag da artista berlinese a informatrice della Gestapo e il suo anonimato nel dopoguerra riflettono le zone grigie morali dell’Olocausto. Denunciando migliaia di persone per sopravvivere, incarnava la disperazione dell’occupazione. Per gli appassionati di storia, la sua storia sollecita una riflessione sulle scelte etiche, sui diritti umani e sul prezzo della discriminazione. Fonti verificate come Wikipedia garantiscono una memoria accurata, promuovendo l’empatia per prevenire tali tragedie.