In un gesto raro quanto deciso, il tennista altoatesino Jannik Sinner ha annunciato la risoluzione immediata del contratto di sponsorizzazione con l’azienda tecnologica americana Astronomer, dopo che il CEO della compagnia, Andy Byron, è stato coinvolto in uno scandalo di tipo personale che ha avuto una forte risonanza pubblica e aziendale.

Secondo quanto riportato da diverse testate internazionali, Byron sarebbe stato sorpreso a tentare una relazione extraconiugale con una sua dipendente, Kristin Cabot, madre single e collaboratrice stimata all’interno dell’organizzazione. L’episodio, oltre a generare imbarazzo nei vertici dell’azienda, ha scatenato numerose critiche sulla cultura interna di Astronomer, accusata da alcuni dipendenti di aver cercato di insabbiare l’accaduto e di non aver offerto il giusto supporto alla donna coinvolta.

Jannik Sinner, che da sempre si distingue per la sua riservatezza fuori dal campo e la professionalità dentro, ha stupito molti con un comunicato semplice ma inequivocabile, in cui ha dichiarato:
“Staremo al nostro fianco e proteggeremo le madri, qualunque cosa accada.”
La frase è diventata virale nel giro di poche ore, rilanciata da media e utenti sui social come un esempio di coerenza morale e responsabilità sociale, soprattutto in un’epoca in cui le sponsorizzazioni sportive sono spesso trattate solo come accordi economici, privi di contenuti etici.
Secondo fonti vicine al team del tennista, la decisione è maturata in pochi giorni, ma in modo ponderato. Sinner sarebbe stato particolarmente colpito non solo dall’episodio in sé, ma anche dalla mancanza di trasparenza e di empatia dimostrata dall’azienda nel gestire le conseguenze dello scandalo. Il suo entourage ha fatto sapere che non c’erano clausole contrattuali che lo obbligassero a interrompere il contratto, ma che si è trattato di una scelta personale, non negoziabile, dettata da un senso di giustizia e rispetto verso chi lavora in condizioni più vulnerabili.
Il gesto ha ricevuto ampi consensi, sia da parte dei fan del tennista che da molti esponenti del mondo sportivo e culturale italiano. Diversi personaggi pubblici hanno espresso ammirazione per l’atteggiamento di Sinner, sottolineando come, con un semplice gesto, abbia dato voce a chi spesso non ne ha, in particolare alle donne che affrontano discriminazioni o pressioni nei luoghi di lavoro.
Un dettaglio non secondario è che Astronomer era uno degli sponsor più recenti di Sinner, con cui aveva firmato un contratto da diversi milioni di euro l’anno scorso, nel pieno della sua ascesa nel ranking ATP. Eppure, il valore economico dell’accordo non è bastato a fargli chiudere un occhio, anzi: la rottura pubblica con l’azienda rappresenta un chiaro messaggio a tutto il mondo del business sportivo, dove troppo spesso il denaro è messo al di sopra dei valori.
In risposta, l’azienda Astronomer ha pubblicato un comunicato stringato, in cui si dice “rammaricata” per quanto accaduto e promette una “revisione interna delle dinamiche aziendali”, senza però fare alcun riferimento diretto a Sinner o alla risoluzione del contratto. Il CEO Andy Byron, al centro della bufera, non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche.
Con questo gesto, Jannik Sinner conferma ancora una volta la sua volontà di essere un esempio, dentro e fuori dal campo. In un panorama sportivo in cui spesso si preferisce il silenzio pur di non compromettere interessi commerciali, Sinner si distingue per la sua etica personale, dimostrando che un atleta di alto livello può – e deve – prendere posizione, anche quando questo comporta delle rinunce.
Molti osservatori ritengono che questo episodio possa rappresentare un punto di svolta anche per altri sportivi, spingendoli a valutare con maggiore attenzione i valori e il comportamento delle aziende con cui si legano. Per ora, però, ciò che resta è l’immagine di un giovane campione che, davanti a un torto, ha deciso di alzare la voce, a nome di chi spesso non può farlo.
E in un mondo in cui la credibilità è sempre più rara, Jannik Sinner ha scelto da che parte stare. E lo ha fatto senza compromessi.