Nel momento più delicato per il calcio italiano, a pochi mesi dai playoff di qualificazione al Mondiale 2026, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha deciso di rompere il silenzio e mettere pressione — in modo diretto, quasi brutale — sul nuovo commissario tecnico Gennaro Gattuso e sull’intero staff tecnico della Nazionale. Con l’Italia costretta a giocarsi il futuro in una fase a eliminazione diretta, il massimo dirigente federale ha elencato cinque compiti fondamentali che gli Azzurri dovranno assolutamente portare a termine per evitare un altro disastro simile a quelli del 2018 e del 2022.

Le sue parole hanno risuonato come un ultimatum: “Se si ripete ciò che è accaduto nel 2018 e nel 2022, sarete licenziati immediatamente.”
Una dichiarazione pesante, diretta, che ha lasciato di stucco giornalisti, tifosi e persino alcuni membri dello staff federale. La tensione è palpabile a Coverciano, dove il gruppo si sta preparando a un cammino che non concede margini di errore.

Secondo quanto trapelato da ambienti vicini alla FIGC, Gravina ha voluto impostare un quadro operativo chiaro, scoraggiando qualsiasi tipo di superficialità o improvvisazione. I cinque compiti affidati a Gattuso rappresentano una vera e propria tabella di marcia obbligatoria: non sono suggerimenti, ma ordini federali.

1. Ritrovare un’identità tattica riconoscibile
Il primo punto evidenziato dal presidente riguarda l’identità di gioco. L’Italia, negli ultimi anni, è stata una squadra irregolare, incapace di proporre continuità o uno stile definito. Anche dopo l’impresa dell’Europeo 2021, la Nazionale ha vissuto un crollo sorprendente. Gravina vuole che Gattuso porti ordine, determinazione e una traccia tattica precisa, capace di unire aggressività, compattezza e modernità.
Gattuso, conosciuto per il suo spirito battagliero, ha già promesso una squadra “corta, feroce e senza paura”. Ma trasformare gli intenti in realtà sarà tutt’altro che semplice.
2. Valorizzare i giocatori chiave e scegliere un gruppo stabile
Un altro tema sollevato riguarda le convocazioni. L’Italia, negli ultimi anni, ha cambiato troppo: troppi esperimenti, troppi debutti, troppa instabilità. Gravina vuole un gruppo chiaro, coeso, guidato da 5-6 leader indiscutibili.
Non è un mistero che alcuni senatori siano stati messi in discussione; la federazione vuole evitare favoritismi e pretende scelte coraggiose, anche se impopolari. Il presidente è stato chiaro: chi non è in forma non deve avere spazio, indipendentemente dal nome o dal club di appartenenza.
3. Eliminare le lacune mentali nelle partite decisive
È il punto più delicato e più doloroso della storia recente azzurra.
La Nazionale ha fallito nei momenti che contavano di più: lo spareggio contro la Svezia nel 2017, la tragedia sportiva contro la Macedonia del Nord nel 2022. L’aspetto mentale è diventato una ferita aperta.
Gravina vuole una squadra solida, fredda, capace di reggere la pressione. Per questo sarà coinvolto anche un team di psicologi e preparatori motivazionali, incaricati di lavorare sulla coesione e sulla gestione dell’ansia.
4. Massima disciplina dentro e fuori dal campo
Il quarto compito tocca la professionalità. La FIGC ha individuato episodi di scarso impegno, arrivi in ritiro non impeccabili dal punto di vista atletico, e atteggiamenti considerati poco adatti a una Nazionale in emergenza.
Gattuso, famoso per la sua disciplina, avrà carta bianca per intervenire: chi non seguirà le regole verrà escluso senza esitazione. I criteri saranno comunicati in modo ufficiale ai giocatori.
5. Qualificazione al Mondiale come obiettivo assoluto
Il punto più importante, e il più ovvio: l’Italia deve qualificarsi. Non esistono scenari alternativi. La federazione considera inaccettabile un terzo fallimento consecutivo.
Il presidente ha ribadito che, in caso di eliminazione, tutto lo staff tecnico verrà cambiato immediatamente. Nessuna giustificazione, nessun alibi. Una posizione estremamente forte, forse mai dichiarata con tanta franchezza nella storia recente del calcio italiano.
La reazione di Gattuso non si è fatta attendere. Pur mantenendo un tono rispettoso, l’allenatore calabrese ha risposto in modo secco: “Accetto la pressione. Ho vissuto tutta la mia carriera dentro la pressione. Ma servirà anche il sostegno di tutti, non solo i doveri.”
Un messaggio che sembra suggerire che il problema non è soltanto tecnico, ma anche culturale: troppo pessimismo, troppe critiche, troppa sfiducia nei confronti degli Azzurri.
Il clima generale rimane teso, ma anche carico di aspettative. Molti tifosi vedono in Gattuso l’uomo giusto per riportare lo spirito combattivo dell’Italia. Altri temono che un ultimatum così drastico possa creare un ambiente pesante, difficile da gestire.
Una cosa è certa: il futuro della Nazionale dipenderà da poche partite, giocate al limite tra la gloria e la catastrofe. Gattuso lo sa, Gravina lo sa, e l’Italia intera lo sa.
I playoff non perdonano. E questa volta, più che mai, fallire non è un’opzione.