Al trentesimo minuto del big match tra Napoli e Inter, lo stadio Diego Armando Maradona è esploso. Una scintilla, un episodio tanto controverso quanto determinante, ha cambiato il volto della partita e acceso una polemica che rischia di travolgere l’intero sistema arbitrale italiano. L’arbitro Mariani ha concesso un calcio di rigore al Napoli dopo un presunto contatto tra Di Lorenzo e Mkhitaryan, ma la decisione, definita “inspiegabile” da molti addetti ai lavori, ha scatenato una vera e propria guerra di parole tra dirigenti, tecnici e commentatori.

L’ex arbitro Luca Marelli, oggi opinionista di punta per DAZN, non ha usato mezzi termini. Nel suo intervento post-partita ha dichiarato: «Questo rigore è una macchia vergognosa per la classe arbitrale italiana. Il VAR avrebbe dovuto intervenire immediatamente. Si tratta di un contatto minimo, quasi inesistente, e non può essere punito in questo modo». Parole durissime, che hanno immediatamente trovato eco sui social e nelle principali redazioni sportive del Paese.
Secondo Marelli, la decisione di Mariani non è solo un errore tecnico, ma un sintomo di un problema più profondo: «Siamo di fronte a una gestione arbitrale confusa e incoerente. In alcune partite si lascia correre, in altre si punisce anche il minimo sfioramento. Questa mancanza di uniformità mina la credibilità del nostro campionato». Una critica che ha trovato il consenso di molti tifosi nerazzurri, infuriati per l’episodio che ha portato al vantaggio del Napoli.

Dall’altra parte, il tecnico del Napoli, Antonio Conte, ha reagito con la consueta grinta. Ma, sorprendentemente, il suo bersaglio non è stato l’arbitraggio, bensì l’Inter stessa. In conferenza stampa, un Conte visibilmente acceso ha dichiarato: «L’Inter parla sempre di arbitri, di sfortuna, di episodi. Ma la verità è che sono un branco di perdenti che cercano solo scuse per nascondere le proprie sconfitte. Il campo parla, e oggi il campo ha detto che il Napoli ha meritato».
Parole che hanno scatenato un immediato contrattacco mediatico da parte dell’entourage interista. La società nerazzurra ha diffuso un comunicato definendo “inaccettabili e offensive” le parole del tecnico partenopeo, ricordando che “il rispetto tra colleghi è un valore che deve essere preservato anche nei momenti di tensione”. Tuttavia, la miccia ormai era accesa: l’atmosfera post-partita si è trasformata in un vero campo di battaglia verbale.

Sui social, tifosi e opinionisti si sono divisi in due fazioni. C’è chi difende l’operato di Mariani sostenendo che “il contatto c’è stato e quindi la decisione è legittima”, e chi, invece, vede nell’episodio l’ennesima dimostrazione di un sistema arbitrale incoerente e incapace di usare correttamente la tecnologia. Il VAR, introdotto per ridurre le polemiche, sembra averle invece amplificate, diventando il centro di ogni discussione.
Intanto, la Lega Serie A ha fatto sapere che analizzerà l’episodio e la gestione complessiva della partita. Alcune fonti interne parlano già di “malcontento diffuso” nei confronti di Mariani, mentre altri ritengono che si tratti di un errore umano che non merita una crocifissione pubblica. Tuttavia, l’ondata di indignazione non accenna a placarsi.

Per l’Inter, questa sconfitta pesa non solo in classifica ma anche sul piano psicologico. Simone Inzaghi, pur cercando di mantenere la calma, ha lasciato trasparire amarezza: «Non possiamo farci condizionare da decisioni del genere. Continueremo a lavorare e a lottare, ma certi episodi lasciano il segno». Il tecnico nerazzurro ha evitato di rispondere direttamente a Conte, limitandosi a dire: «Non commento le provocazioni, preferisco parlare di calcio».
La sensazione generale è che questo Napoli–Inter segnerà una lunga scia di polemiche. La “guerra totale” non si è fermata al fischio finale: anzi, sembra solo all’inizio. Tra accuse, difese e sospetti, il calcio italiano si trova ancora una volta a interrogarsi sulla propria credibilità e sulla capacità di garantire giustizia sportiva in un’epoca in cui la tecnologia avrebbe dovuto, almeno in teoria, eliminare ogni dubbio.