COMPLOTTO VS MELONI? COLPO DI STATO PER VELTRONI E SCANZI
Nel teatro sempre aperto della politica italiana, dove la recita spesso supera la sostanza, assistiamo in questi giorni a uno spettacolo che definire surreale è riduttivo. I protagonisti sono volti noti del piccolo schermo e della storia politica recente: da una parte il giornalista Andrea Scanzi, ospite fisso nei salotti di La7, e dall’altra l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni. Il tema? Un presunto “scontro” tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Capo dello Stato Sergio Mattarella, condito da un’analisi economica che sembra provenire da un universo parallelo.
È necessario fare un passo indietro e analizzare con freddezza quanto sta accadendo, perché la narrazione che viene propinata agli italiani in prima serata rischia di distorcere completamente la percezione della realtà.
Il “Complotto” che Non Esiste
Tutto nasce da un episodio che, in un Paese normale, sarebbe stato archiviato come una doverosa interlocuzione istituzionale. Giorgia Meloni si reca al Quirinale per un chiarimento. Il motivo? Indiscrezioni di stampa riportavano frasi poco edificanti attribuite a un consigliere del Colle, che avrebbe auspicato la caduta del governo. La Premier, con pragmatismo, ha chiesto lumi al garante della Costituzione. Risultato? Un incontro di venti minuti, una smentita dell’interessato e un saluto cordiale. Fine della storia.
Ma per la macchina della propaganda, questo non basta. Bisogna gridare allo scandalo. Ed ecco che Scanzi e Veltroni, dal salotto di Lilli Gruber a “Otto e Mezzo”, trasformano un chiarimento in un “attacco alla democrazia”. Si parla di “strategia di distrazione di massa”, evocando scenari oscuri dove la Meloni userebbe questo finto scontro per distogliere l’attenzione dai problemi reali del Paese. Veltroni arriva a teorizzare che la destra voglia “intimorire” Mattarella per impedirgli di esercitare i suoi controlli. Siamo nel campo della pura fantasia, o come direbbe qualcuno, delle “baggianate”. Costruire un caso di Stato sul nulla serve solo a chi, a sinistra, ha bisogno di alimentare la tensione per mancanza di argomenti concreti.
L’Economia “Disperata”: Una Narrazione Smentita dai Dati

Ma dove il discorso tocca vette di imbarazzo è sull’analisi economica. Sentir dire da Andrea Scanzi che “lo Stato è in condizioni disperate” e che “l’economia va male” è un’affermazione che cozza violentemente contro il muro dei dati oggettivi. E i dati, a differenza delle opinioni, hanno la testa dura.
Analizziamo la realtà che certi opinionisti fingono di non vedere:
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PIL e Spread: L’Italia cresce, il deficit si riduce drasticamente (tanto da farci uscire dalla procedura d’infrazione europea prevista per la primavera), e lo spread è ai minimi storici, segno di fiducia dei mercati.
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Lavoro: Abbiamo 1.300.000 posti di lavoro in più. Il precariato è ridotto al minimo, mentre i contratti a tempo indeterminato segnano un record, così come l’occupazione femminile. La disoccupazione è ai minimi da vent’anni.
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Borsa e Turismo: Piazza Affari è in una fase “toro” (rialzista) e il turismo registra un boom senza precedenti.
Di fronte a questo quadro, affermare che “l’economia va male” significa mentire sapendo di mentire, o peggio, non avere la minima cognizione di ciò di cui si parla. L’apice del ridicolo si raggiunge quando si critica la manovra economica dicendo che “non porta risultati”. Peccato che si stia parlando della manovra per l’anno prossimo, il 2026. Pretendere effetti retroattivi da una legge di bilancio futura è un concetto che sfida le leggi della fisica, prima ancora che dell’economia. Ma evidentemente, per certi “grandi giornalisti”, la coerenza temporale è un optional.
La Vera Emergenza: Gli Stipendi
C’è però un punto su cui l’onestà intellettuale impone di fermarsi, ed è l’unico vero problema che questa narrazione distorta rischia di oscurare: la questione salariale. È vero, l’Italia ha un problema enorme di “lavoro povero”. Il potere d’acquisto degli italiani si è eroso negli ultimi 40 anni e la recente inflazione, unita a rinnovi contrattuali non adeguati, ha peggiorato la situazione (si stima una perdita ulteriore del 7-10%).
Questo è il dramma reale. Ma accusare il governo di usare “armi di distrazione di massa” per non parlarne è falso. Il problema è strutturale, coinvolge sindacati, imprese e decenni di politiche sbagliate. Risolverlo richiederebbe un patto sociale che nessuno, a sinistra come a destra, sembra avere il coraggio di proporre davvero, perché avrebbe costi elettorali alti. Ma dire che “tutto va male” è il modo migliore per non risolvere nulla.

Conclusione: Confondili se non puoi Convincerli
Scanzi cita, attribuendola erroneamente a Truman, la frase “se non puoi convincerli, confondili”. Accusa la Meloni di fare proprio questo. Ma a ben guardare, sembra la strategia esatta dei suoi detrattori. Non potendo convincere gli italiani che un governo che porta dati positivi sia il male assoluto, cercano di confonderli inventando scontri istituzionali e dipingendo scenari apocalittici che non esistono.
Il livore politico ha sostituito l’analisi. Si preferisce attaccare la persona, delegittimare l’avversario, piuttosto che confrontarsi sui numeri. La Meloni non ha bisogno di distrarre nessuno: i risultati del suo governo sono lì, nero su bianco. Chi ha bisogno di distrazioni, forse, è chi non riesce ad accettare che l’Italia, nonostante tutto, stia rialzando la testa. E questo, per certi salotti, è il vero scandalo imperdonabile.