DISGUSTO FRONTALE ALL’ONU: Meloni esce ostentatamente dalla stanza quando parla Baerbock – Un affronto che rivela le crepe dell’Europa

Articolo: L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York è tradizionalmente il luogo del linguaggio diplomatico solenne, del consenso e delle cortesie attentamente orchestrate. Ma in un’epoca dominata da differenze ideologiche e interessi nazionali, questa facciata di armonia si sta sempre più sgretolando. Ciò è stato drammaticamente sottolineato dal discorso pronunciato dal Ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock . In un momento che è immediatamente diventato una questione politica di importanza internazionale, il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni si è alzata bruscamente e ha lasciato l’aula.
Questo “sciopero” è stato più di una semplice mossa logistica o una coincidenza. È stato un manifesto visivo, un atto di resistenza e un chiaro affronto pubblico che ha esposto spietatamente le profonde e incolmabili divisioni ideologiche all’interno dell’Unione Europea. L’immagine del Presidente del Consiglio italiano che se ne va durante il discorso del Ministro degli Esteri tedesco è diventata il simbolo del fallimento dell’asse italo-tedesco, un tempo evidente.
La rottura simbolica: la Germania incontra l’Italia
Per comprendere appieno la dimensione esplosiva di questo incidente, è necessario comprendere la costellazione politica dei due attori principali. Annalena Baerbock, rappresentante dei Verdi, sostiene una politica tedesca progressista, liberale e orientata al multilateralismo, che sostiene una transizione climatica decisa, una politica migratoria restrittiva e una maggiore integrazione europea. Dall’altra parte c’è Giorgia Meloni, leader del partito post-fascista Fratelli d’Italia e figura centrale della destra europea. Meloni persegue un programma basato sulla sovranità nazionale, una linea dura in materia di immigrazione e una revisione radicale della burocrazia dell’UE.
Questo scontro ideologico – i Verdi tedeschi che incontrano la destra italiana – riflette perfettamente l’attuale divisione europea. Il conflitto aperto, che si è intensificato per mesi nei corridoi di Bruxelles e nei vertici dell’UE, si è ora manifestato pubblicamente sulla scena mondiale delle Nazioni Unite. In gioco ci sono questioni come la distribuzione dei migranti, la stabilità dell’Eurozona e la direzione della politica estera europea, su cui Berlino e Roma sono inconciliabilmente contrarie.
La freddezza della partenza
La freddezza con cui Giorgia Meloni ha orchestrato la sua partenza lascia poco spazio alla scusa di un semplice conflitto di impegni. Negli ambienti diplomatici, ogni passo, ogni gesto e ogni uscita dalla stanza sono meticolosamente calcolati. Questo è tanto più vero quando si agisce come capo di governo di una nazione del G7.
Meloni avrebbe senza dubbio potuto scegliere un modo più discreto per lasciare la stanza se un appuntamento urgente lo avesse richiesto. Invece, ha optato per un momento che garantisse la massima visibilità e il massimo danno diplomatico alla sua controparte tedesca. Mentre Baerbock poteva parlare di sfide globali, della necessità di cooperazione internazionale o del rispetto dei diritti umani, Meloni ha opposto un chiaro veto non verbale al contenuto e al sentimento provenienti da Berlino.
L’effetto è stato devastante: il messaggio è che l’Italia non solo non condivide la posizione tedesca nel merito, ma che Roma sta negando al Ministro degli Esteri tedesco, e quindi all’intero governo tedesco, il necessario grado di rispetto e attenzione. Questo atto di mancanza di rispetto diplomatico non ha precedenti nella storia delle relazioni italo-tedesche degli ultimi decenni.

La reazione a Berlino e Roma
Le ripercussioni politiche interne di questo incidente si fecero immediatamente sentire in entrambi i Paesi e, come previsto, furono contraddittorie.
Germania: A Berlino, l’incidente è stato immediatamente interpretato dagli oppositori politici della coalizione di governo come prova dell’isolamento diplomatico della Germania sotto la guida del ministro degli Esteri dei Verdi. La CDU/CSU ha criticato la politica estera definendola ideologicamente rigida e incapace di vincolare i principali partner europei. La destra politica ha visto le azioni di Meloni come la conferma che la “diplomazia del benessere” tedesca si scontra con un muro di gomma quando viene confrontata con gli interessi nazionali di altri Paesi. La stessa Baerbock si è trovata nella scomoda situazione di vedere il suo aspetto oscurato da quella che è stata percepita come un’umiliazione intenzionale, o almeno interpretata dai media.