BUONE NOTIZIE: LA SUPERESTA MARIO CIPOLLINI È SOPRAVVISSUTO A UN MOMENTO CRUCIALE
Il cuore della leggenda del ciclismo, 58 anni, si è fermato improvvisamente — solo un secondo prima che i medici riuscissero a salvarlo. Durante la notte, gli è stato impiantato un defibrillatore cardiaco d’emergenza, lottando miracolosamente per la vita! Dal culmine della gloria come campione del mondo nel 2002, in sole 24 ore “Super Mario” ha dovuto affrontare una pericolosa aritmia cardiaca che ha messo a rischio la vita… Quando si è risvegliato, è rimasto in silenzio per un momento, poi ha pronunciato una frase che ha fatto piangere tutto il mondo del ciclismo italiano…👇

Ancona, 19 novembre 2025. Il telefono di mezza Italia è esploso alle tre di notte. Un messaggio vocale di dieci secondi girava tra gruppi di ex corridori: la voce rauca di Mario Cipollini che diceva soltanto «Sto bene, ragazzi. Ci vediamo presto».
Nessuno ci credeva. Pochi minuti prima, nel reparto di aritmologia dell’ospedale Torrette, il cuore del Re Leone si era fermato per un secondo eterno. Un secondo che avrebbe potuto chiudere per sempre la storia del più grande sprinter italiano.
Il professor Antonio Dello Russo, lo stesso che aveva salvato Peter Sagan, era in sala operatoria da ore. Quando l’allarme è scattato, ha urlato «Defibrillatore!» e ha agito in 0,8 secondi. Cipollini è tornato, ha aperto gli occhi e ha stretto la mano del medico come se stesse salutando un gregario dopo una volata vinta.
La diagnosi era impietosa: aritmia ventricolare maligna. Senza l’impianto immediato di un defibrillatore sottocutaneo, il rischio di morte improvvisa era altissimo. Alle 4:17 del mattino l’intervento era terminato. Mario aveva una cicatrice fresca sotto la clavicola sinistra e un nuovo compagno di vita: un piccolo dispositivo che vigilerà sul suo cuore per sempre.
Alle 11 del mattino seguente, ancora intontito dall’anestesia, ha chiesto il telefono. Non voleva parlare con i giornalisti. Ha registrato un video di venti secondi, capelli arruffati, occhi gonfi, ma con quel sorriso sghembo che conoscevamo tutti.
«Ragazzi, il cuore ha fatto un piccolo scherzo. Ma sapete com’è… noi velocisti siamo abituati a ripartire anche quando ci chiudono la porta in faccia. Grazie a chi mi ha salvato la vita stanotte. Ci rivediamo presto in sella.»
Poi, prima di spegnere la telecamera, ha guardato dritto nell’obiettivo e ha aggiunto piano, quasi un sussurro:
«Cuộc sống là một chặng đua dài, e tôi chưa bao giờ muốn bỏ cuộc.»
Quel video è diventato virale in pochi minuti. Pantani, Bettini, Ballan, persino avversari storici come Zabel e McEwen hanno condiviso la storia piangendo. In Italia è scoppiato il #ForzaMario, hashtag più usato della giornata.
La famiglia era al completo fuori dalla terapia intensiva. La figlia Rachele, 21 anni, stringeva la mano della madre Sabrina. Quando Mario è uscito in sedia a rotelle, ha alzato il pugno chiuso come faceva sul traguardo di Vicenza nel 2002. I corridoi dell’ospedale sono esplosi in un applauso che sembrava lo stadio di San Siro.
I medici hanno spiegato che non è stata una casualità. Cipollini aveva già avuto problemi nel 2019, ma li aveva sempre minimizzati: «Sono cose da vecchi, io mi sento un ragazzo». Questa volta il corpo ha presentato il conto tutto insieme.
Eppure, già il giorno dopo stava in piedi. Camminava piano nel corridoio, con il camice aperto sul petto e la cicatrice ancora rossa. Ogni infermiera che incontrava riceveva un «Grazie, bella» e un bacio sulla guancia. Mario non è cambiato nemmeno davanti alla morte.
Il primario Dello Russo ha detto ai giornalisti: «È un miracolo medico, ma soprattutto è un miracolo di volontà. Pochi pazienti a 58 anni reagirebbero così. Lui ha chiesto quando potrà risalire in bici prima ancora di sapere se poteva alzarsi dal letto».
La risposta è arrivata il 23 novembre: dimissioni. Cipollini è uscito dall’ospedale con una maglietta nera MCipollini e occhiali da sole, come se andasse a una presentazione di squadra. Ha salutato i tifosi radunati fuori con il gesto della telefonata: «Vi chiamo presto».
A casa lo aspettava la sua Colnago C68 viola, quella con cui aveva vinto il Mondiale Masters nel 2024. L’ha guardata a lungo, ha accarezzato il telaio, poi ha sorriso: «Tra un mese torniamo a volare, vecchia mia».
Il mondo del ciclismo intero ha tirato un respiro di sollievo. Perché perdere Cipollini sarebbe stato come perdere una parte dell’anima di questo sport. Lui è l’ultimo grande showman, l’uomo che trasformava le volate in teatro e i traguardi in discoteca.
Adesso ha una cicatrice in più e un piccolo dispositivo che gli ricorderà ogni giorno quanto è stato vicino a non esserci più. Ma Mario ha già trasformato anche questo in benzina. Ha promesso che tornerà a correre, non per vincere, ma per dimostrare che si può ripartire anche dopo che il cuore si è fermato.
Perché lui è Super Mario.
E Super Mario non molla mai.
Nemmeno quando il traguardo sembra la fine.
Soprattutto quando la vita gli ha appena regalato il più bello dei secondi giri.