ULTIM’ORA: Il ciclista Tadej Pogačar, campione del Tour de France, ha appena accettato un invito a partecipare a un evento benefico di livello mondiale chiamato Gara Ciclistica di Beneficenza per i Bambini dell’Africa, organizzato dal miliardario Aliko Dangote. L’invito ha rapidamente fatto il giro dei social media, con milioni di fan che incoraggiano Tadej a partecipare. Tuttavia, la reazione del ciclista sloveno ha commosso profondamente il mondo intero…

L’annuncio è arrivato come un fulmine a ciel sereno, proprio il 20 novembre 2025, durante una conferenza stampa post-stagione a Lubiana. Tadej Pogačar, il fenomeno sloveno che ha appena conquistato il suo quarto Tour de France, ha rivelato di aver accettato l’invito esclusivo del magnate nigeriano Aliko Dangote.
Dangote, l’uomo più ricco d’Africa con un patrimonio di oltre 20 miliardi di dollari, ha ideato la “Gara Ciclistica di Beneficenza per i Bambini dell’Africa”. L’evento si terrà il prossimo febbraio a Lagos, con proventi destinati a ospedali pediatrici e scuole in zone rurali del continente.
Pogačar, 27 anni, ha descritto l’invito come “un onore che va oltre lo sport”. La sua fondazione, già attiva in progetti per bambini malati di cancro in Slovenia, vede in questa gara un’opportunità per espandere l’impatto globale. I social hanno esploso: #PogiForAfrica ha raggiunto 5 milioni di interazioni in 24 ore.
Fan da ogni continente hanno inondato le bacheche di Tadej con messaggi di incoraggiamento. “Vai, Pogi! Porta la tua magia in Africa”, ha scritto un utente da Nairobi. Altri hanno condiviso foto di bambini africani con maglie gialle, simbolo del Tour, sognando un incontro con l’idolo.
Ma è stata la reazione personale di Pogačar a lasciare il mondo senza fiato. Durante l’intervista, con la voce incrinata, ha raccontato un episodio intimo della sua infanzia che lo lega profondamente al continente africano. “Non parlo mai di questo, ma oggi lo devo”, ha premesso.
Tadej ha confessato che, a 12 anni, durante un viaggio missionario con la famiglia in Kenya, ha incontrato un bambino di nome Juma, orfano e malnutrito, che pedalava su una bicicletta arrugginita per consegnare acqua al villaggio. “Mi ha insegnato cosa significa la resilienza vera, non quella delle salite del Tour”.
Quel ricordo, custodito per 15 anni, ha cambiato la prospettiva di Pogačar sul ciclismo. “Vincere corse è grande, ma vedere Juma sorridere dopo avergli regalato la mia vecchia bici… quello è il vero podio”. Le sue parole hanno scatenato un’onda di emozione globale.
Mentre parlava, gli occhi di Tadej si sono riempiti di lacrime. Ha estratto dal portafoglio una foto sbiadita: lui bambino, con Juma, entrambi in sella a una bici malconcia sotto il sole africano. “Juma oggi ha 27 anni, come me. Lavora come meccanico in un team ciclistico keniota. Questa gara è per lui, per tutti i Juma d’Africa”.
Il video dell’intervista ha superato i 10 milioni di visualizzazioni su YouTube in poche ore. Commenti come “Pogi non è solo un campione, è un cuore pulsante” hanno sommerso la rete. Persino rivali come Jonas Vingegaard hanno postato: “Rispetto totale, Tadej. L’Africa ti aspetta”.
Aliko Dangote ha risposto immediatamente con un tweet: “Benvenuto, Tadej. La tua storia con Juma è il motivo per cui ho creato questa gara. Insieme cambieremo vite”. Il miliardario, noto per la sua Aliko Dangote Foundation che ha investito miliardi in salute e istruzione africana, ha visto l’adesione di Pogačar come un endorsement storico.
L’evento promette di essere epico: un percorso di 100 km tra le colline di Lagos, con partenti illustri come ciclisti pro e celebrità. I fondi raccolti – stimati in oltre 5 milioni di dollari – andranno a costruire 10 cliniche pediatriche e distribuire 50.000 bici per scuole rurali.
Pogačar ha già pianificato di portare il suo team UAE Emirates XRG, inclusi giovani talenti africani come Isaac del Toro, che ha origini messicane ma ha corso in Africa. “Voglio che sia una gara di scambio, non solo di velocità”, ha enfatizzato Tadej, commosso.
La notizia ha rimbalzato su tutti i media: da Eurosport a CNN Africa. Giornalisti hanno sottolineato come questo invito arrivi dopo il Mondiale in Rwanda del 2025, dove Pogačar ha difeso il titolo iridato, rafforzando i legami con il continente.
Per i fan sloveni, è un orgoglio nazionale. La Fondazione Tadej Pogačar ha annunciato una raccolta fondi parallela: “Pedala per l’Africa”, con aste di maglie firmate che hanno già incassato 200.000 euro.
Ma il momento più toccante è stato quando Tadej ha letto ad alta voce una lettera inviata da Juma, tramite WhatsApp. “Fratello Pogi, la tua bici mi ha dato ali. Ora tocca a te volare per noi qui”. La voce di Pogačar si è spezzata del tutto, e il silenzio in sala è stato assordante.
Urška Žigart, compagna e ciclista professionista, era al suo fianco. Ha asciugato una lacrima dal viso di Tadej e ha aggiunto: “È per questo che amo quest’uomo. Non corre solo per vincere, ma per ispirare”. Il gesto ha sciolto il cuore di milioni.
Social media hanno creato catene di preghiera e donazioni: piattaforme come GoFundMe hanno visto un boom per cause africane, con #PogiTears trending worldwide. Celebrità come Roger Federer hanno condiviso: “Il vero sport è questo”.
Dangote ha esteso l’invito ad altri campioni: da Primož Roglič a Evenepoel. Ma Pogačar resta il fulcro. La sua reazione non è stata solo accettazione, ma un patto d’onore con il passato, un ponte verso il futuro.
Mentre la stagione 2025 si avvicina – con Tadej puntato su Milano-Sanremo e un possibile bis Giro-Tour – questa deviazione benefica aggiunge profondità al suo mito. Non più solo lo Squalo sloveno, ma un ponte umano tra Europa e Africa.
I bambini dell’Africa, ignari eroi di questa storia, presto pedaleranno con il sogno di Pogačar. E il mondo, commosso, pedala con lui. Perché a volte, la vittoria più grande non è sul traguardo, ma nel cuore di un amico lontano.
L’impatto continua a crescere. La gara ha già sponsor globali: da UAE Airlines a Nike, attratti dalla narrazione emotiva. Pogačar ha promesso: “Porterò la maglia gialla in Africa, ma per colorare sorrisi, non trofei”.
Critici che accusano gli atleti di “marketing umanitario” sono stati zittiti dalla sincerità di Tadej. Nessun copione: solo un ragazzo che, a 12 anni, ha imparato l’empatia su una bici polverosa.
Ora, con l’evento a febbraio, il countdown è iniziato. Fan pianificano viaggi da Slovenia a Nigeria. E Pogačar? Sta già allenandosi, non per il tempo, ma per l’impatto. “Juma mi ha insegnato a pedalare con il cuore”, conclude.
In un mondo diviso, storie come questa uniscono. Tadej Pogačar non ha solo accettato un invito: ha riaperto una ferita dolce, ricordandoci che lo sport è, prima di tutto, umanità. E l’Africa, con i suoi bambini, ringrazia con un sorriso eterno.