MELONI A PADOVA: IL DISCORSO CHE ASFALTA I GUFI E DISEGNA L’ITALIA DEL FUTURO. “ECCO COME ABBIAMO STRAVOLTO I PRONOSTICI”

L’Urlo del Veneto e la Risposta della Nazione
C’è un’energia diversa nell’aria, un’elettricità che non si percepiva da tempo. A Padova, di fronte a una sala stracolma che vibra di bandiere e orgoglio, non è andato in scena un semplice comizio elettorale. Quello a cui abbiamo assistito è stato un atto di rivendicazione, una prova di forza culturale e politica che ha mandato un messaggio inequivocabile a tutto il Paese: l’Italia non è più quella che china la testa. Giorgia Meloni, “scatenata” come non mai, è arrivata in Veneto per sostenere Alberto Stefani, ma le sue parole hanno superato i confini regionali per disegnare l’affresco di una nazione che si è risvegliata dal torpore.
Il passaggio di testimone tra Luca Zaia e Alberto Stefani non è solo una questione amministrativa, ma il simbolo di una continuità che dura da trent’anni e che ora vuole alzare ancora l’asticella. “Non siamo un’alleanza di comodo tenuta insieme dalla colla scadente dell’interesse”, ha tuonato la Premier, marcando una distanza siderale da quel campo largo che, dall’altra parte della barricata, sembra più un campo minato di litigi e contraddizioni. Qui c’è una comunità di destino, gente fiera di lavorare spalla a spalla. E i risultati, piaccia o no ai detrattori, stanno parlando una lingua chiarissima.
La Morte dei “Gufi”: Dati Contro Profezie
Per anni ci hanno raccontato una storia dell’orrore. Se il centrodestra avesse vinto, l’Italia sarebbe sprofondata. Isolamento internazionale, tempeste finanziarie, spread alle stelle. “Facevano già la lista dei ministri tecnici”, ha ricordato la Meloni con un sorriso amaro. E invece? La realtà ha il vizio di essere testarda. Il governo è diventato il terzo più longevo della storia repubblicana, la Borsa Italiana è tra le migliori d’Europa e lo spread è crollato ai minimi degli ultimi 15 anni, facendo risparmiare allo Stato – e quindi a noi – decine di miliardi di interessi.
Ma il dato che fa più male a chi sperava nel “tanto peggio, tanto meglio” è quello economico. Il Financial Times, bibbia della finanza globale che certo non può essere accusata di simpatie sovraniste, titola che l’Europa dovrebbe prendere esempio dall’Italia. Ottanta miliardi di investimenti esteri attratti in tre anni. Un milione di posti di lavoro creati, la maggior parte a tempo indeterminato. La disoccupazione che tocca il fondo (in senso positivo) da 18 anni a questa parte. E il Reddito di Cittadinanza? Ricordate le minacce di rivolta sociale? “La rivolta non c’è stata”, afferma la Premier, “chi poteva lavorare si è messo a lavorare”. I soldi di chi fatica non vanno più a chi sta sul divano. Una logica di un’ovvietà disarmante, che però in Italia sembrava rivoluzionaria.

Equità Sociale: La Sinistra Smascherata
C’è un passaggio del discorso che merita di essere scolpito nella memoria, perché ribalta completamente la narrazione sull’equità sociale. Per anni la sinistra si è riempita la bocca di parole come solidarietà e giustizia, mentre nei fatti – accusa la Meloni – salvava le banche con i soldi dei lavoratori. Oggi, la musica è cambiata. La nuova legge di bilancio investe 18,7 miliardi su sanità, famiglie e salari, coprendo le spese anche con un contributo chiesto proprio a quelle banche e assicurazioni che un tempo erano intoccabili.
E poi c’è il capitolo dolente, anzi dolentissimo, del Superbonus. Una misura che ha permesso di ristrutturare le seconde case e i castelli, anche a chi i soldi li aveva, pesando sulle spalle di chi una casa non ce l’ha nemmeno. “Non veniteci a parlare di equità”, è l’affondo della Premier. La riforma fiscale attesa da 50 anni sta finalmente distinguendo tra l’evasore incallito e il cittadino onesto in difficoltà, recuperando risorse record senza instaurare uno stato di polizia tributaria. Taglio delle tasse per i redditi fino a 50.000 euro: perché chi guadagna 2.500 euro lordi e mantiene tre figli non è un “ricco” da spremere, come vorrebbe certa ideologia “tardo comunista”, ma la spina dorsale del Paese.
Giustizia e Libertà: Il Coraggio di Cambiare
Ma un Paese non vive di solo PIL. Vive di giustizia. E qui il discorso si fa incandescente. La riforma della giustizia, con la separazione delle carriere e l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, è la madre di tutte le battaglie. “Non è accettabile un sistema dove chi sbaglia non paga e anzi fa carriera”, dice la Meloni citando il caso straziante di Enzo Tortora. I magistrati che condannarono un innocente hanno fatto tutti carriera, tranne quello che lo assolse. È un sistema malato che va curato, non per vendetta, ma per civiltà.
L’attacco dell’opposizione, che arriva a strumentalizzare le figure sacre di Falcone e Borsellino inventando dichiarazioni, è bollato come vergognoso. L’invito è chiaro: andate a votare al referendum non per il governo, ma per voi stessi. Volete una giustizia che funzioni o vi sta bene quella attuale? La risposta, per la piazza di Padova, è scontata.
Sicurezza: “Il Veneto Non Sarà una Banlieue”

Sul fronte della sicurezza, la linea è quella della tolleranza zero. Oltre 37.000 nuovi agenti, sblocco degli investimenti e un decreto sicurezza che finalmente guarda in faccia la realtà senza i filtri del buonismo. Stop alle borseggiatrici impunite, stop allo sfruttamento dei minori nell’accattonaggio, stop alle occupazioni abusive. “A sinistra dicono che vogliamo comprimere la libertà”, ironizza la Meloni. Sì, la libertà di rubare, di occupare case altrui e di delinquere. Quelle non sono libertà, sono soprusi.
L’immigrazione illegale è calata del 60%, i rimpatri sono aumentati del 50%. Ma c’è un fenomeno nuovo che preoccupa e su cui il governo promette il pugno duro: le “baby gang”, i cosiddetti maranza. L’integrazione non può essere un alibi per trasformare le nostre città in zone franche dove la legge non entra. Il Veneto, terra di lavoro e rispetto, non diventerà una periferia parigina fuori controllo.
Il Futuro è Adesso
In chiusura, l’endorsement per Alberto Stefani è totale. Un giovane che ha fatto la gavetta, che ha rinunciato all’indennità da sindaco per servire la comunità, che non ha paura di mostrare la sua fede e i suoi valori. È il ritratto di una nuova classe dirigente che non nasce nei salotti, ma tra la gente.
Romano Prodi, icona della sinistra, ha ammesso che la sua parte politica ha perso perché ha “voltato le spalle all’Italia”. Giorgia Meloni, da quel palco di Padova, ha dimostrato esattamente il contrario: il centrodestra l’Italia l’ha guardata in faccia, ne ha ascoltato le paure e ora ne sta guidando il riscatto. “Siate pretenziosi con noi”, conclude la Premier. Un invito che suona come una promessa: il tempo delle scuse è finito, ora parlano i fatti. E i fatti dicono che l’Italia è tornata