“HANNO GIÀNDELLATO L’ONORE NAZIONALE, UMILIANDO IL TRICOLORE ITALIANO SULLA CARTINA DEL CALCIO MONDIALE. NON MERITANO DI INDOSSARE LA MAGLIA DELLA NAZIONALE.” Con queste parole cariche di rabbia e delusione, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha ordinato al commissario tecnico Gennaro Gattuso di escludere immediatamente tre giocatori dalla rosa della Nazionale italiana. La decisione, presa in seguito alla sconfitta clamorosa e imbarazzante contro la Norvegia, ha colpito profondamente il calcio italiano e ha scatenato un terremoto mediatico in tutta la Serie A.

Tre volti noti: Giovanni Di Lorenzo, Nicolò Barella e Federico Dimarco. Secondo Gravina sono loro i responsabili principali del disastro in campo, condannati non solo per le loro prestazioni deludenti, ma anche per il danno d’immagine che avrebbero causato all’Italia. Di Lorenzo e Barella sono considerati due pilastri dell’Inter, mentre Dimarco, stella del Napoli, è visto come un uomo simbolo della sua squadra. Eppure, per il presidente federale, il loro contributo nella gara contro la Norvegia non è stato all’altezza della maglia azzurra.
Durante il confronto con i nordici, l’Italia ha offerto una prestazione svogliata, piena di errori tecnici, disattenzioni e una totale mancanza di carattere. La difesa ha vacillato, il centrocampo non ha avuto il controllo del gioco, e l’attacco ha fallito ogni occasione: uno spettacolo deprimente per una Nazionale abituata a ben altri palcoscenici. Di Lorenzo, laterale destro di grande esperienza, è stato particolarmente criticato: troppo timido nelle sue sortite offensive e spesso vulnerabile in fase difensiva. Barella, invece, ha mancato quella leadership che ci si aspetta da un centrocampista centrale, non riuscendo a dettare i tempi né a trascinare i compagni. Dimarco, grande per corsa e inserimenti, non ha inciso come al solito, finendo per sparire nei momenti chiave.

Gravina non ha usato mezze misure: “Non posso più tollerare che la nostra bandiera venga calpestata così, la nostra Nazionale merita rispetto, e chi non è capace di onorarla non deve rappresentarci”, ha dichiarato davanti a giornalisti e dirigenti federali. L’ordine a Gattuso è stato secco: fuori Di Lorenzo, Barella e Dimarco dalla lista della Nazionale, senza possibilità di appello. Una decisione autoritaria che ha destato scalpore, ma che il presidente FIGC ha difeso come atto dovuto per proteggere l’identità e l’onore del calcio italiano.
La reazione della Serie A non si è fatta attendere. Inter e Napoli, due dei club più potenti della massima divisione, si sono trovati al centro di un ciclone mediatico. I tifosi sono divisi: c’è chi plaude il coraggio di Gravina, che mette prima la Nazionale rispetto ai campionati; e chi invece accusa il presidente di aver esagerato, punendo tre giocatori che meritano fiducia e considerazione. Alcuni opinionisti ricorrono a toni più conciliatori, suggerendo che una sanzione così pesante rischia di minare il morale del gruppo più che raddrizzarne la rotta.

Dal canto suo, Gattuso si trova in una posizione difficile. Da un lato, deve obbedire all’ordine del presidente federale; dall’altro, la sua immagine e la sua credibilità nei confronti dei calciatori sono messe a dura prova. Escludere tre elementi così importanti significa rinunciare non solo alla qualità tecnica, ma anche al carisma che questi uomini portavano alla squadra. Non è escluso che Gattuso chieda un confronto interno o proponga alternative per ricompattare il gruppo e rialzare la testa nei prossimi impegni.
Intanto, sui media nazionali e internazionali, le polemiche infuriano. L’Italia, che da sempre è una delle nazionali simbolo del calcio mondiale, si trova ora a dover fare i conti con una ferita aperta. Se prima la sconfitta con la Norvegia era stata un duro campanello d’allarme, ora la decisione di Gravina appare come un terremoto destinato a cambiare gli equilibri interni della Federazione.

Questa esclusione spettacolare ha un significato ben oltre il mero fatto tecnico: è un monito. Gravina manda un messaggio chiaro a chiunque indossi la maglia azzurra: la Nazionale non è un rifugio sicuro, ma un privilegio da meritare. Chiunque non renda onore al tricolore può essere messo da parte, indipendentemente dal nome o dal peso della sua carriera.
Con Di Lorenzo, Barella e Dimarco lontani dall’azzurro, la FIGC apre un nuovo capitolo, drastico e senza compromessi. Ora la palla passa a Gattuso: ricostruirà la squadra con chi ha voglia di lottare davvero o finirà per scegliere alibi economici e mediatici? La Serie A e tutti gli appassionati di calcio italiano osserveranno con il fiato sospeso.