questo articolo affronta eventi storici che coinvolgono tradimento, collaborazionismo ed esecuzioni durante la Seconda Guerra Mondiale, il che potrebbe risultare angosciante. L’obiettivo è quello di sensibilizzare sulle conseguenze del tradimento e sull’importanza dell’unità nazionale, incoraggiando la riflessione sui diritti umani e sui pericoli dell’autoritarismo.
Vidkun Quisling (1887–1945), politico norvegese e fondatore del partito fascista Nasjonal Samling, divenne famoso per essere stato un collaborazionista nazista durante l’occupazione tedesca della Norvegia nel 1940. Autoproclamatosi primo ministro con un colpo di stato radiofonico, guidò un governo fantoccio sotto la supervisione nazista, guadagnandosi il termine “Quisling” come sinonimo di traditore. Condannato per tradimento dopo la liberazione della Norvegia, fu giustiziato tramite fucilazione il 24 ottobre 1945. Questa analisi, basata su fonti verificate come il Museo della Resistenza Norvegese e documenti storici, fornisce una panoramica oggettiva della vita, della collaborazione, del processo e dell’esecuzione di Quisling, stimolando il dibattito su lealtà, giustizia e pericoli del fascismo.

Primi anni di vita e ambizioni politiche
Vidkun Quisling nacque il 18 luglio 1887 a Fyresdal, Telemark, Norvegia, da una famiglia di pastori. Studente brillante, si diplomò all’Accademia Militare Norvegese nel 1911 con punteggi record. Durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), la neutralità della Norvegia limitò Quisling a lavori di servizio e studi, incluso un periodo in Unione Sovietica (1926-1929) a sostegno degli sforzi umanitari sotto Fridtjof Nansen. La sua esposizione al bolscevismo alimentò il suo zelo anticomunista.
Nel 1931, Quisling entrò in politica, ricoprendo brevemente la carica di Ministro della Difesa (1931-1933) nel governo del Partito Agrario. Deluso dalla democrazia, fondò il Nasjonal Samling (Raduno Nazionale) nel 1933, ispirandosi all’ideologia della Germania nazista. Adottando il titolo di “Fører”, promosse nazionalismo, autoritarismo e corporativismo, ma il partito ottenne scarso successo, non ottenendo seggi parlamentari né nel 1933 né nel 1936.
Collaborazione durante l’occupazione nazista

Il 9 aprile 1940, la Germania nazista invase la Norvegia, travolgendone le difese. Re Haakon VII e il governo fuggirono da Oslo, rifiutando la resa. Quisling colse l’occasione, trasmettendo da una stazione radio di Oslo per autoproclamarsi primo ministro con un governo precostituito, sostenuto dalle autorità tedesche. Il suo colpo di stato, la prima presa di potere tramite radio della storia, mirava a legittimare il controllo nazista, ma non riuscì a convincere né l’opinione pubblica né il re.
Gli occupanti tedeschi estromisero Quisling nel giro di pochi giorni, nominando Josef Terboven come Reichskommissar. Il Nasjonal Samling di Quisling fu reinsediato nel 1942 come governo fantoccio, con Quisling come “Ministro-Presidente”. Il suo regime applicò le politiche naziste, tra cui le deportazioni degli ebrei (oltre 700 dei 1.800 ebrei norvegesi furono inviati ad Auschwitz, la maggior parte dei quali perì) e i lavori forzati. Il suo collaborazionismo alienò i norvegesi, rendendo “Quisling” sinonimo di tradimento.
Resistenza e sentimento pubblico
La resistenza norvegese, Milorg, e il governo in esilio a Londra si opposero al regime di Quisling. Le sue politiche, compresi i tentativi di nazificare scuole e chiese, incontrarono una feroce resistenza. Nel 1943, l’influenza del suo governo diminuì, poiché la maggior parte dei norvegesi si schierò al fianco di Re Haakon e della resistenza. Il nome di Quisling divenne un simbolo di tradimento, con l’odio pubblico che crebbe a causa del suo ruolo nelle deportazioni e nella repressione.
Processo ed esecuzione

La Germania si arrese l’8 maggio 1945 e la Norvegia fu liberata. Quisling si arrese alla polizia il 9 maggio e venne arrestato nella sua villa di Oslo, soprannominata “Villa Grande”. Il processo, celebrato dall’agosto al settembre 1945 presso la Corte Suprema di Oslo, lo incriminò per tradimento, omicidio e collaborazionismo. Tra le prove, il suo ruolo nelle deportazioni degli ebrei, il saccheggio economico e il sostegno alla repressione nazista. Quisling sostenne di aver agito per la sopravvivenza della Norvegia, sostenendo che il suo colpo di stato aveva impedito una brutalità tedesca ancora peggiore, ma la corte respinse questa difesa.
Condannato a morte per tutti i capi d’accusa, Quisling fu condannato a morte. Il 24 ottobre 1945, all’età di 58 anni, fu giustiziato da un plotone di esecuzione nella fortezza di Akershus. Le sue ultime parole, “Sono stato condannato ingiustamente”, riflettevano la sua posizione impenitente. L’esecuzione, alla quale assistettero membri della resistenza, segnò la fine simbolica del trauma dell’occupazione norvegese.
Eredità e riflessione
Il collaborazionismo di Quisling lasciò una cicatrice indelebile in Norvegia, e il suo nome divenne sinonimo di tradimento in tutto il mondo. Il Museo della Resistenza Norvegese documenta il suo ruolo come esempio ammonitore di tradimento ideologico. Storici come Hans Fredrik Dahl sottolineano che l’ambizione di Quisling superò il suo acume politico, determinando il suo fallimento come leader.
Il processo costituì un precedente per l’incriminazione dei collaborazionisti, bilanciando giustizia e guarigione nazionale. I memoriali, come quelli per gli ebrei deportati, onorano le vittime e sottolineano il costo del fascismo.

L’ascesa di Vidkun Quisling da ufficiale militare a collaborazionista nazista e la sua esecuzione il 24 ottobre 1945, sintetizzano i pericoli dell’autoritarismo e del tradimento. Il suo colpo di stato radiofonico e il suo regime fantoccio costarono la vita a centinaia di norvegesi, in particolare ebrei, e alimentarono la resistenza nazionale. Per gli appassionati di storia, la storia di Quisling sollecita una riflessione sulla lealtà, sui pericoli delle ideologie estremiste e sul ruolo della giustizia nella ricostruzione delle società. Fonti verificate come il Museo della Resistenza Norvegese garantiscono una memoria accurata, promuovendo i diritti umani e la vigilanza contro la discriminazione per prevenire tali tragedie.