Il nome di Horst Schumann evoca l’agghiacciante intersezione tra medicina e ideologia nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Nato il 1 maggio 1906 a Halle, in Germania, Schumann scalò i ranghi fino a diventare una figura chiave nei programmi pseudoscientifici del regime, conducendo brutali esperimenti ad Auschwitz che causarono immense sofferenze. Il loro lavoro, parte del più ampio sforzo di sterilizzare ed eliminare i gruppi ritenuti “indesiderabili”, ha provocato la morte di migliaia di persone. Dopo la guerra, Schumann sfuggì alla giustizia per decenni prima di affrontare un processo nel 1970, dove il suo comportamento durante il processo attirò l’attenzione.
Horst Schumann è cresciuto in una famiglia di medici e suo padre era un medico. Dopo il divorzio dei suoi genitori quando aveva cinque anni, proseguì gli studi di medicina e si unì al partito nazista (NSDAP) nel 1930 e alle SA nel 1932. Nel 1933, quando Adolf Hitler divenne cancelliere il 30 gennaio, lavorò come medico presso l’Ufficio della sanità pubblica di Halle. La carriera di Schumann si allineò alle politiche eugenetiche del regime, enfatizzando “l’igiene razziale”. Quando il 1 settembre 1939 iniziò la seconda guerra mondiale, con l’invasione della Polonia, il percorso di Schumann lo portò al programma di eutanasia T4, rivolto ai malati di mente e ai disabili.
La sua prima missione fu al castello di Grafeneck nel Württemberg, dove istituì un centro di sterminio. Successivamente si trasferì a Sonnenstein, dove, dal giugno 1940 all’agosto 1941, quasi 14.000 pazienti e più di 1.000 prigionieri dei campi di concentramento furono assassinati nelle camere a gas sotto la sua supervisione. In precedenza Schumann aveva studiato psichiatria presso il professor Werner Heyde, direttore medico del T4, presso l’Ospedale universitario di Würzburg. Queste esperienze lo prepararono per ruoli più ampi nella macchina di sterminio nazista, dove la medicina veniva usata come arma contro le popolazioni vulnerabili.
Atrocità ad Auschwitz: esperimenti di sterilizzazione
Nel luglio 1941 Schumann arrivò per la prima volta ad Auschwitz, ma i suoi famigerati esperimenti iniziarono nel novembre 1942 nel Blocco 30 dell’infermeria femminile di Auschwitz-Birkenau. Inizialmente sterilizzò circa 200 prigionieri ebrei, ma nel febbraio 1943 estese le operazioni al Blocco 10 del campo principale. Lì, condusse esperimenti di radiazioni sulle prigioniere, esponendo gli organi riproduttivi (ovaie nelle donne e testicoli negli uomini) ai raggi X. Schumann variò dosi e tempi di esposizione per trovare un metodo “efficiente” per la sterilizzazione di massa, in linea con gli obiettivi nazisti di distruzione biologica.
Le procedure hanno causato gravi ustioni, infezioni dolorose all’addome, all’inguine e alle natiche, portando a sofferenze atroci e spesso alla morte. Per verificare i risultati, Schumann ordinò la rimozione chirurgica delle ovaie irradiate, eseguita da medici detenuti come il dottor Maximilian Samuel e la dottoressa Gisella Perl senza anestesia. I rapporti indicano fino a 4.000 operazioni di questo tipo e alcune giovani donne muoiono per complicazioni. Un sopravvissuto, l’ebreo polacco Chaim Balitzki, testimoniò in seguito al processo di Norimberga di aver subito gli esperimenti di Schumann.
Mentre gli Alleati avanzavano nel 1945, Schumann fuggì, nascondendosi inizialmente in Germania prima di fuggire in Egitto e poi in Sudan negli anni ’50, dove lavorò come direttore dell’ospedale. Riconosciuto da un sopravvissuto ad Auschwitz nel 1962, fuggì in Ghana, protetto dal presidente Kwame Nkrumah fino al colpo di stato del 1966. Estradato nella Germania Ovest quell’anno, il processo di Schumann iniziò il 23 settembre 1970 a Francoforte, accusandolo di 14.549 omicidi e crimini T4 ad Auschwitz.
Il processo, ritardato nel 1971 a causa di problemi di salute, attirò poca attenzione da parte del pubblico. Schumann, allora 64enne, avrebbe mostrato un atteggiamento insensibile, ridendo durante alcune parti del processo, cosa che sorprese gli osservatori e sottolineò la sua mancanza di rimorso. Condannato nel 1972 per omicidio e lesioni personali, ricevette una condanna a quattro anni, ma fu rilasciato presto il 29 luglio 1972, a causa della sua età e salute. Visse tranquillamente a Francoforte fino alla sua morte, avvenuta il 5 maggio 1983.
Il processo ha evidenziato le sfide nel perseguire gli anziani criminali nazisti e i critici hanno sostenuto che la sentenza è stata clemente. La condotta di Schumann divenne una nota a piè di pagina nella storia dell’Olocausto, a simboleggiare l’impunità di cui godevano alcuni autori.
Eredità e riflessione
Gli esperimenti di Schumann, dettagliati nel suo rapporto del 1944 a Heinrich Himmler, “Sugli effetti dei raggi X sugli organi riproduttivi umani”, conclusero che la sterilizzazione a raggi X era poco pratica a causa delle complicazioni, favorendo i metodi chirurgici. Tuttavia, immaginò di espanderlo per un uso di massa, proponendo fabbriche che avrebbero sterilizzato tra le 3.000 e le 4.000 persone al giorno. Il suo lavoro esemplifica la perversione della scienza sotto il nazismo, causando danni irreversibili ai sopravvissuti e contribuendo al genocidio di oltre 80.000 persone attraverso l’eutanasia e la selezione dei campi.