“NON È STATA UNA VITTORIA GIUSTA”: Davenport accusa, Paolini risponde
La finale della Billie Jean King Cup 2025 a Shenzhen, già destinata a entrare nella storia per la qualità del gioco e la posta in palio, è stata seguita da un vero e proprio terremoto mediatico. Subito dopo il trionfo dell’Italia contro gli Stati Uniti, la capitana americana Lindsay Davenport, leggenda del tennis e già numero uno del mondo, ha rilasciato dichiarazioni che hanno lasciato senza parole tifosi e addetti ai lavori.

“Non è stata una vittoria giusta”, ha tuonato Davenport davanti ai microfoni, visibilmente delusa per l’occasione sfumata di conquistare il ventesimo titolo per gli Stati Uniti. La capitana ha accusato apertamente la squadra italiana di aver usato “una tattica illegale” per prevalere, affermando che “una vittoria del genere non può essere considerata vero sport”. Parole durissime, che hanno immediatamente incendiato il dibattito.
I giornalisti presenti in sala stampa hanno raccontato di un clima surreale: alcuni si guardavano increduli, altri digitavano freneticamente per riportare le frasi che di lì a poco avrebbero fatto il giro del mondo. I social americani si sono subito schierati in difesa della loro capitana, facendo esplodere l’hashtag #JusticeForUSA, mentre in Italia i tifosi hanno reagito con indignazione, accusando Davenport di mancanza di rispetto.
A stretto giro è arrivata la replica della protagonista assoluta della finale, Jasmine Paolini, che con la sua vittoria su Jessica Pegula aveva regalato all’Italia il punto decisivo. Con tono fermo e diretto, la numero uno azzurra ha risposto: “Noi abbiamo lottato con il cuore, con disciplina e sacrificio. Parlare di tattiche illegali è un insulto non solo a noi, ma allo sport stesso. L’Italia ha vinto perché ha meritato di vincere, punto e basta.”
Le sue parole hanno scatenato un’ovazione tra i tifosi italiani presenti in conferenza, e sui social è rapidamente diventato virale l’hashtag #ForzaAzzurre, accompagnato da migliaia di messaggi di sostegno alla squadra campione in carica.
Gli analisti sportivi si dividono. C’è chi ritiene che Davenport, sopraffatta dalla delusione, abbia esagerato, e che le sue parole siano destinate a restare una macchia nella sua immagine di leader. Altri, però, vedono nella sua denuncia un campanello d’allarme per un regolamento che, a loro dire, dovrebbe essere chiarito con maggiore precisione. In ogni caso, l’eco delle dichiarazioni ha superato i confini della cronaca sportiva, diventando un vero caso internazionale.
Mentre la Federazione Internazionale di Tennis non ha ancora commentato ufficialmente, l’Italia festeggia il suo sesto trionfo complessivo nella competizione, consolidando un ciclo straordinario che aveva già visto le azzurre vincere nel 2024. Per Paolini e le sue compagne, il successo di Shenzhen rappresenta non solo un titolo, ma anche la prova di poter resistere alle pressioni esterne e alle polemiche più feroci.
Che cosa resterà di questa finale? Sul campo, la superiorità dell’Italia è stata netta e meritata. Fuori dal campo, invece, la vicenda Davenport-Paolini rimarrà come uno degli episodi più controversi nella storia recente del tennis a squadre, destinato a far discutere ancora a lungo tifosi e appassionati.