Una scoperta che potrebbe rivoluzionare non solo la storia dell’archeologia, ma persino la nostra concezione della civiltà antica, è stata annunciata oggi da un’équipe internazionale di ricercatori. Sotto le acque del leggendario fiume Eufrate, in una zona che per millenni ha custodito misteri e miti della Mesopotamia, sarebbe stato individuato un tempio monumentale attribuito nientemeno che a Gilgamesh, il re guerriero e protagonista del più antico poema epico conosciuto dall’umanità.

La notizia ha scatenato clamore tra gli studiosi e gli appassionati di storia antica: secondo le prime analisi, le rovine si troverebbero a una profondità di circa 20 metri sotto il letto del fiume, in una regione dove le cronache sumeriche già collocavano la città di Uruk e le gesta del suo sovrano leggendario. Utilizzando sofisticate tecnologie di scansione sonar e droni subacquei, gli archeologi hanno rilevato strutture geometriche perfettamente conservate, colonne massicce e bassorilievi che sembrano rappresentare scene mitologiche, guerrieri e figure divine.
L’ipotesi che si tratti del “Tempio Epico di Gilgamesh” nasce dalla corrispondenza tra le decorazioni rinvenute e le descrizioni presenti in alcune tavolette cuneiformi scoperte negli anni ’50, in cui si narrava di un santuario costruito in onore del re semidivino. Alcuni studiosi ritengono addirittura che questo ritrovamento possa riaprire il dibattito sulla reale esistenza storica di Gilgamesh: era soltanto un mito letterario, oppure un sovrano realmente vissuto la cui memoria è stata poi trasfigurata nei secoli?
Le autorità locali hanno già disposto una protezione speciale della zona, in quanto le correnti del fiume rendono complesso e rischioso ogni intervento di scavo. L’équipe guidata dal professor Karim Al-Hassan, esperto di archeologia mesopotamica, ha dichiarato che “siamo soltanto all’inizio di una straordinaria avventura scientifica. Se ciò che stiamo osservando è davvero ciò che pensiamo, potremmo trovarci davanti alla più grande scoperta archeologica del XXI secolo”.
La popolazione della regione, profondamente legata alle leggende ancestrali, ha accolto la notizia con emozione. Alcuni anziani del posto hanno raccontato che, da generazioni, circolavano storie sul “palazzo sommerso del re gigante” nascosto sotto le acque. Per loro, non si tratterebbe di una sorpresa, bensì della conferma di un sapere antico mai dimenticato.
Gli esperti mettono però in guardia: la prudenza è d’obbligo. Nonostante l’entusiasmo, servono anni di ricerche per verificare con certezza l’origine e la funzione del sito. Tuttavia, anche soltanto la possibilità di avere trovato un legame concreto con l’epopea di Gilgamesh rappresenta un passo enorme verso la comprensione delle radici culturali della civiltà mesopotamica.
Mentre il mondo attende ulteriori sviluppi, una cosa è certa: il mito di Gilgamesh, che da millenni affascina l’umanità, continua a parlarci, a scuoterci e ora, forse, a emergere letteralmente dalle acque del grande fiume che vide nascere la storia.