UNA STORIA COMMOVENTE: La madre di Jannik Sinner ha raccontato la vita del figlio fuori dal campo. Nel loro condominio, un uomo di nome Giovanni, 83 anni, che vive da solo al quinto piano dopo che i suoi figli si sono trasferiti “al nord per lavoro”, ha trovato in Sinner un amico improbabile. Sebbene nessuno gli prestasse attenzione, è stato Sinner a rimanere. Ciò che ha fatto con soli 50 dollari al giorno per far sorridere l’anziano signore ogni singolo giorno vi toccherà il cuore…

Jannik Sinner è oggi una delle stelle più luminose del tennis mondiale. Con il suo volto pulito, il carattere riservato e una determinazione silenziosa, ha conquistato milioni di tifosi in tutto il mondo. Ma dietro i riflettori e i trionfi, c’è un ragazzo semplice, legato alle sue radici e ai valori che la sua famiglia gli ha trasmesso. A raccontarlo non è un giornalista, né un manager, ma sua madre, Sig.ra Siglinde, che ha recentemente condiviso un episodio toccante della vita di Jannik, rimasto finora sconosciuto.

Tutto ha avuto inizio in un tranquillo condominio nel cuore di Sesto, in Alto Adige, dove la famiglia Sinner possiede ancora un appartamento. Era il periodo in cui Jannik, già lanciato nel circuito professionistico, tornava a casa per brevi pause tra un torneo e l’altro. E proprio in quelle giornate più tranquille, lontano dagli stadi e dalle telecamere, è nata un’amicizia che nessuno avrebbe potuto immaginare.

Al quinto piano del palazzo abitava Giovanni, un uomo di 83 anni, rimasto solo dopo che i suoi due figli si erano trasferiti “al nord per lavoro”, come lui stesso ripeteva con malinconia. Giovanni era un uomo silenzioso, dignitoso, con uno sguardo un po’ perso nel tempo. Nessuno nel palazzo lo frequentava davvero, molti lo salutavano distrattamente, e pochi sapevano che spesso passava giorni interi senza parlare con nessuno.

Ma Jannik lo notò.

“Ricordo quando me lo disse la prima volta”, racconta la madre, con un sorriso commosso. “Mi disse: ‘Mamma, quel signore ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino, anche solo per cinque minuti al giorno’”.

E così iniziò. Ogni mattina, prima di uscire per allenarsi, Jannik passava dal quinto piano. A volte portava un cornetto caldo, altre volte un giornale. Spesso si fermava a chiacchierare con Giovanni di sport, di montagna, della vita com’era una volta. Giovanni, ex falegname con una passione per gli scacchi, ritrovò in Jannik non solo un confidente, ma quasi un nipote adottivo.

Il dettaglio più toccante? Jannik aveva deciso di destinare a Giovanni 50 dollari al giorno – la somma che si concedeva per le spese personali durante le pause – per fargli piccoli regali. Non cose lussuose, ma gesti semplici: un vecchio vinile degli anni ’60 trovato in un mercatino, un puzzle con 1000 pezzi, una radio con le frequenze già sintonizzate su Radio Italia Anni ’60.

“Una volta ha preso un vecchio videoregistratore su internet e gli ha fatto vedere le finali dei Mondiali del ’82 e del ’90. Giovanni era in lacrime”, racconta Siglinde, trattenendo l’emozione.

Quando Jannik era in trasferta, mandava delle cartoline. Non e-mail, non messaggi su WhatsApp. Cartoline vere, scritte a mano. “Caro Giovanni, oggi ho giocato sull’erba. Mi è sembrato di tornare a correre nei prati di casa…”. Giovanni le mostrava orgoglioso a chiunque venisse a trovarlo: “Sono del mio amico Jannik”, diceva.

Nel marzo del 2024, Giovanni si è ammalato. I giorni si sono fatti più silenziosi, più lenti. Ma Jannik, pur impegnato in un torneo importante a Miami, trovò il modo di esserci: ogni sera chiamava sua madre e le chiedeva di leggere a Giovanni un messaggio vocale che aveva registrato. Storie, aneddoti, barzellette.

“Una sera, mentre gli leggevo una delle frasi di Jannik, Giovanni mi ha stretto la mano e ha detto: ‘Questo ragazzo mi ha fatto sentire importante di nuovo. Non mi sentivo così vivo da anni’”, racconta la signora Sinner.

Giovanni è morto poche settimane dopo, serenamente, con accanto una foto che lo ritraeva con Jannik durante una passeggiata nel parco vicino. Avevano in mano due gelati e ridevano.

Jannik non ha mai parlato pubblicamente di questa amicizia. Quando gli hanno chiesto chi fosse quell’uomo nella foto che portava nel portafoglio, ha risposto semplicemente: “Un grande amico”.

Questa storia ci ricorda che la grandezza non si misura solo in vittorie o in titoli, ma anche – e soprattutto – nei piccoli gesti d’amore, negli atti di gentilezza silenziosi e sinceri. E Jannik Sinner, oltre a essere un campione sul campo, lo è anche, e forse soprattutto, nella vita.

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